Postiamo qua tutte le critiche ! 
Fa’ la cosa giusta. Se devi imparare a guidare la macchina, fatti insegnare da Paul Newman. Se devi studiare le religioni orientali, fattele spiegare da Robert Thurman, il babbo di Urna. Se devi girare la parte dì un adolescente, che sia in un film culto come Donnie Darko (mai uscito da noi). Se devi dire un no, dullo a Bertolucci per The Dreamers: non passerà inosservato. Se devi avere una sorella, che sia la musa dei cinema che conta. Se devi interpretare un kolossal, che sia diretto da Roland Emmerich e che esca lo stesso giorno (domani) in tutto il mondo. Non sbaglia un colpo il ventitreenne Jake Gyllenthaal, protagonista de L’alba del giorno dopo. Un figlio d’arte, certo, cresciuto più che con, dentro il cinema. Il padre Stephen, regista, la madre Naomi Foner, sceneggiatrice con tanto di nomination all’Oscar per Vivere in fuga, la sorella, Maggie, attrice di culto (Secretary) pronta a sostenere con lui il ruolo di fratelli giusti, una specie di Jane e Peter Fonda dei giorni nostri. Perché i due, oltre a essere venerati al Sundance e dintorni non disdegnano l’impegno politico. Jake ha accettato di girare la parabola ecologica L’alba dei giorno dopo, in cui interpreta la parte del figlio dei climatologo Jack Hall (Dennis Quaid) che cerca di salvare il pianeta dalla distruzione, «perché la questione del riscaldamento della Terra è fondamentale». I film, dice, non sono mai neutri. «Guardare un film in una sala buia non vuole dire tapparsi gli occhi. Si attacca Ken Loach perché fa film di propaganda, ma perché, i filmoni di Hollywood non sono propaganda allo stato puro?».
Quando non gira (cosa che ormai gli capita raramente), o non recita in teatro, legge Don DeLillo. Oppure cucina. Cosa molto buona e molto giusta.
Da Corriere della Sera Magazine, 27 maggio 2004
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Io per ora ho trovato questa e a vedere dalla data potete notare che è molto vecchia.
Fonte:
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